Abolita vent’anni fa dal Governo Berlusconi e poi reinserita dal successivo esecutivo guidato da Romano Prodi, la tassa sulla successione ha un impianto molto semplice. Ossia si paga un’imposta sui beni che si ereditano in proporzione al grado di parentela con il defunto, con percentuali differenti.
La tassazione grava su tutti i beni caduti in eredità, e per i trasferimenti in favore del coniuge, o di parenti in linea retta (figli, nipoti, genitori) l’imposta è dovuta solo sulla base imponibile (il valore complessivo netto delle proprietà, ovvero la differenza tra il valore complessivo dei beni dell’attivo ereditario e l’ammontare totale delle passività ereditarie deducibili e degli altri oneri che possono essere detratti, ndr) che supera la franchigia di un milione di euro, con aliquota pari al 4% del valore ricevuto; in caso, invece, di passaggio a fratelli, o sorelle, la percentuale sale al 6%, con una franchigia per ciascun beneficiario pari a 100.000 euro. A seguire, per i trasferimenti destinati ad altri parenti fino al quarto grado (ad esempio, tra uno zio ed un nipote) non si applica alcuna franchigia, però l’aliquota resta al 6%, mentre per quello verso altri soggetti, anche estranei alla famiglia della persona scomparsa, l’aliquota è dell’8% e non sono previste franchigie. La tassa di successione contempla esenzioni, tra cui titoli di stato italiani o europei, buoni postali, polizze vita, Trattamento di fine rapporto (Tfr) e veicoli iscritti nel Pubblico registro automobilistico.
Come cambierebbe con la proposta Letta
Una revisione in senso progressivo delle aliquote sull’imposta sulle successioni e donazioni, senza colpire i beni fino a un milione di valore, ma portando dal 4 al 20% l’aliquota massima di tassazione per le eredità e le donazioni tra genitori e figli superiori a 5 milioni di euro. Un’operazione che riguarderebbe l’1% degli italiani e consentirebbe di recuperare 2,8 miliardi. E’ la proposta lanciata dal segretario del Pd, Enrico Letta, che punta a inasprire l’imposta indiretta su beni immobili e diritti reali immobiliari lasciati in eredità per finanziare una “dote” da destinare ai giovani: si tratterebbe di distribuire quote da 10.000 euro alla metà dei diciottenni italiani, circa 280 mila giovani, sulla base dell’Isee, spendibili per formazione e istruzione, lavoro e piccola imprenditoria, casa e alloggio.
L’idea, viene spiegato, è di modificare la tassazione sulla successione in senso progressivo lasciando l’aliquota al 4% per le eredità e le donazioni di parenti in linea retta (figli, nipoti o genitori) eccedenti quote tra 1 e 5 milioni di euro e portandola al 20% per le eredità superiori a 5 milioni di euro per la parte eccedente tale soglia. Verrebbe inoltre mantenuta la franchigia prevista attualmente: continuerebbero quindi a non essere colpiti i beni fino a un milione di euro di valore per ciascun erede.
Chi oggi riceve in successione o donazione beni immobili o diritti su beni immobili paga una aliquota del 4% del valore netto se l’erede e’ il coniuge o un parente in linea retta, con una franchigia di un milione di euro; del 6% sul valore complessivo netto eccedente i 100.000 euro, se l’erede è fratello o sorella o senza alcuna franchigia se e’ parente fino al quarto grado; dell’8% in tutti gli altri casi senza applicazione di alcuna franchigia. La proposta di Letta poggia anche sul fatto che l’aliquota di tassazione per eredità o donazioni, anche sopra i 5 milioni di euro, tra genitori e figli, in Italia, è attualmente tra le più basse d’Europa, appunto al 4%. In Germania è al 30%, in Spagna al 34%, in Gran Bretagna al 40% e in Francia al 45%.
Secondo l’Osservatorio sui conti pubblici italiani, il gruppo di ricerca dell’Università Cattolica guidato da Carlo Cottarelli, il gettito dell’imposta è modesto e significativamente inferiore a quello degli altri principali paesi europei. In base ai dati dell’Ocse, gli incassi sono stati pari a soli 820 milioni nel 2018, ovvero lo 0,05% del Pil (e lo 0,11% delle entrate totali). Si tratta di una cifra lontana da quanto raccolto negli altri principali Paesi europei. In Francia, per esempio, nel 2018 il gettito dell’imposta su successioni e donazioni e’ stato pari a 14,3 miliardi di euro, cioè lo 0,61% del Pil: in altre parole, quasi tredici volte il gettito italiano in rapporto al Pil. A quota 0,20-0,25% del Pil troviamo invece la Germania (6,8 miliardi), il Regno Unito (5,9 miliardi al cambio del 2018) e la Spagna (2,7 miliardi). Questo grazie a una struttura dell’imposta diversa da quella italiana: tutti e quattro i Paesi hanno infatti aliquote molto più elevate rispetto a quelle in vigore in Italia (anche superiori al 50% in Francia) e franchigie significativamente più basse. Secondo l’Osservatorio, se si considera un’eredità del valore netto di 1 milione di euro lasciata da un genitore al proprio figlio, in Italia la franchigia di 1 milione è sufficiente a evitare completamente l’imposizione, mentre in Spagna l’imposta ammonterebbe a circa 335.000 euro, in Francia a 270.000, nel Regno Unito a 245.000 e in Germania a 115.000.
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